Le tisane e la farmacopea ufficiale italiana
Gli infusi, i decotti e le tisane sono le preparazioni officinali più facilmente realizzabili fra le mura domestiche e da secoli vengono utilizzate per curare diverse affezioni e diversi stati morbosi. Il termine "officinale" deriva dal latino e indica le piante che venivano utilizzate nella bottega dello speziale (l'antico farmacista), alla quale si dava il nome di officina. Si definiscono, quindi, piante medicinali officinali quei vegetali che contengono in una loro parte, in uno dei loro organi (radici, cortecce, semi, gemme, foglie, fiori, frutti), alcune sostanze, chiamate principi attivi, che possono essere utilizzate a fini terapeutici.
Le tisane terapeutiche sono preparazioni officinali di tipo farmaceutico codificate da testi ufficiali, le farmacopee, che con la loro autorevolezza ne confermano l'utilità e l'efficacia. Le tisane — secondo la definizione della "Farmacopea ufficiale italiana X edizione" (F.U.I. X) - "sono delle preparazioni acquose ottenute, estemporaneamente, da più droghe vegetali e sono destinate a essere somministrate per via orale, come tali a fini terapeutici o come veicoli di altri medicamenti. Possono essere leggermente edulcorate o aromatizzate e vanno, di preferenza, consumate al momento".
Per droga s'intende la parte della pianta utilizzata. Non sempre si prende la pianta in toto, spesso si utilizza solo una sua parte, quella più ricca di principi attivi: così, per esempio, si usano i fiori di lavanda, arancio, arnica, tiglio, calendola; le foglie di rosmarino, alloro, salvia, eucalipto, carciofo; le radici di valeriana, tarassaco, liquirizia, rabarbaro; i semi di finocchio, anice, cumino, cardo mariano; le gemme di pino ecc.
Dunque, per preparare una tisana terapeutica si utilizzano più droghe vegetali, le species ad ptisanas che, come dice la F.U.I. X, "sono miscele di droghe vegetali, destinate alla preparazione di tisane, che vengono divise in frammenti di dimensioni adatte all'esecuzione delle preparazioni, separati mediante stacci dalle polveri fini, che vanno scartate". Le droghe vegetali, precisa sempre la F.U.I. X, "devono essere scelte e ripulite con cura e possono essere impiegate intere o convenientemente ridotte in frammenti di dimensioni adatte all'esecuzione della preparazione".
Anche le miscele per tisane (species ad ptisanas) devono essere preparate secondo le norme della F.U.I. X, la quale prescrive che "ciascuna droga, privata di eventuali elementi estranei, viene ridotta in frammenti di dimensioni appropriate per facilitare la mescolanza e limitare l'eventuale separazione nella miscela ottenuta. In generale le droghe, dopo essere state contuse, vengono passate per stacci dei numeri di seguito indicati per ciascun tipo: le foglie, fiori, erbe (5600); foglie, fiori, erbe per consistenza particolare o per spessore superiore a 300 um (4000); radici, rizomi, cortecce, parti legnose, frutti, semi (4000).
Le droghe di piccole dimensioni possono essere adoperate intere. Frutti e semi contenenti essenze vengono contusi al momento della miscelazione. La miscela deve essere quanto più possibile omogenea e, nel caso in cui i diversi componenti tendano a separarsi facilmente, la mescolanza va resa omogenea in maniera appropriata, prima dell'utilizzazione". Le tisane sono, quindi, una preparazione estemporanea acquosa, ottenuta per infusione o per decozione, contenente i costituenti attivi di un insieme di droghe omogenee e dalle proprietà analoghe, miscelate fra loro in modo da conseguire, per sinergismo, un potenziamento della loro attività secondo una precisa finalità terapeutica.
Le species ad ptisanas, secondo le direttive dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non dovrebbero contenere più di quattro, cinque, al massimo sei piante medicinali. Troppe droghe fanno un minestrone, non una tisana e, se non si conoscono bene le piante medicinali, si corre il rischio di mettere insieme tannini, mucillagini e steroli e quindi di inattivare il tutto. Fanno eccezione a questa regola le tisane espettoranti e le tisane depurative, in cui si possono mettere diverse droghe, anche dieci o venti, come le tisane espettoranti.
Le tisane sono indubbiamente utili e consentono anche ai non esperti di fitoterapia, siano essi medici o pazienti, di prendere gradualmente confidenza con le piante medicinali, ma è fuor di dubbio che maggiore maneggevolezza hanno i preparati galenici fitoterapici (officinali e magistrali) come capsule, compresse, sciroppi, tinture, estratti fluidi. Queste preparazioni, infatti, sono più stabili e contengono maggiori principi attivi. [...]
Efficacia e utilità delle tisane terapeutiche
Le tisane terapeutiche, se vengono preparate e utilizzate nel giusto modo, offrono una buona efficacia terapeutica e questo è il motivo per il quale compaiono in molte farmacopee. Il compianto professor Rovesti, padre della fitoterapia italiana, sosteneva che le tisane erano un ottimo modo di somministrare i principi attivi di una pianta medicinale: "L'utilizzazione delle piante medicinali, attraverso preparazioni semplici e facili come tisane terapeutiche, infusi, decotti che ricalcano quasi integralmente, in forma solubile, il complesso delle sostanze contenute nella pianta è un ottimo metodo per curarsi con le piante perché queste preparazioni non sfruttano un'unica sostanza attiva, ma un vero e proprio cocktail di principi attivi che comprendono, oltre a quelli precipuamente attivi, numerosi altri che sono contemporaneamente presenti nella pianta. Essi agiscono come fattori coadiuvanti rendendo i principi attivi più disponibili, più benefici e più bioaffini all'organismo".
Le tisane terapeutiche (infusi e decotti) sono senza dubbio la modalità di somministrazione più utilizzata dai medici tradizionali cinesi, sebbene esistano diverse forme di somministrazione dei principi attivi delle piante medicinali. Le tisane terapeutiche, secondo i medici fitoterapeuti cinesi, presentano i seguenti vantaggi rispetto ad altre forme officinali:
• facile assorbimento dei principi attivi
• rapidità di azione dei principi attivi assorbiti
• possibilità di modificare di volta in volta gli ingredienti
• assecondare le esigenze dei pazienti
Presentano invece i seguenti svantaggi, in particolar modo i decotti:
• maggiore tempo dedicato alla preparazione
• odore e gusto spesso sgradevole che talora il decotto può assumere
I medici fitoterapisti cinesi consigliano l'utilizzo dei decotti soprattutto nelle patologie acute, in cui la velocità di assorbimento dei principi attivi e quindi la loro rapidità d'azione sono elementi importanti e determinanti per l'efficacia della terapia. L'efficacia di una tisana dipende molto dalle modalità di preparazione, dal rispetto delle dosi, dal tempo d'infusione o decozione e dalla posologia. È molto importante che la preparazione di una tisana terapeutica venga eseguita secondo precise regole codificate da millenni per esaltarne l'efficacia e l'azione terapeutica delle piante officinali presenti in essa.
Nessun ricercatore serio, oggi, metterebbe in dubbio l'efficacia, l'utilità e la validità delle tisane. Le tisane possono ancora oggi essere utilizzate efficacemente nella cura di molte affezioni morbose o piccoli mali quotidiani quali stipsi, diarree, bronchiti, tossi catarrose, digestioni difficili, spasmi addominali, coliti, dismenorree, amenorree e come disintossicanti e coadiuvanti anche nella cura di malattie più complesse come il diabete, le ipertensioni, le epatiti, le prostatiti, l'insufficienza renale, epatica, le tonsilliti, la gotta, la litiasi renale, epatica ecc., che peraltro necessitano di più incisive terapie farmacologiche.
Nei Paesi del Nord Europa, ma anche in Polonia, ex Jugoslavia, Ungheria, Russia, Austria, Germania, Svizzera, Repubblica Ceca, Slovacchia è consuetudine bere tisane di piante medicinali per uso terapeutico. In Italia, invece, le piante medicinali vengono considerate un retaggio della nonna, di scarsa efficacia terapeutica, nonostante gli inviti e gli appelli dell'OMS a usarle.
Certamente non bisogna aspettarsi risultati immediati e miracolosi da una cura con tisane come se queste costituissero la panacea per tutti i mali, ma un loro effetto terapeutico ce l'hanno di sicuro e aiutano l' uomo moderno a combattere molti malesseri e a prevenire diversi disturbi legati alla vita moderna.
Modalità di preparazione di una tisana
Le tisane — precisa sempre la F.U.I. X — vengono preparate per macerazione, per digestione, per infusione, per decozione, utilizzando acqua potabile e, prima della utilizzazione, vengono decantate o, se necessario, filtrate attraverso ovatta o garza".
Infuso
Rammentiamo che l'infuso si prepara versando sulle droghe, ridotte a un grado conveniente di suddivisione, l'acqua alla temperatura di ebollizione e lasciandole poi a contatto con l'acqua stessa per un tempo più o meno lungo. La F.U.I. prescrive che "dopo raffreddamento completo "bisogna "filtrare attraverso ovatta o attraverso garza" e quindi "portare il filtrato alla massa prescritta con acqua calda con la quale si lava il residuo e il filtro".
Inoltre, la F.U.I. rammenta che in qualche caso può essere necessaria l'aggiunta di piccole quantità di sostanze acide o alcaline al fine di facilitare l'estrazione dei principi attivi dalle droghe. Si ricorre al metodo dell'infusione quando i principi attivi sono volatili (oli essenziali) o alterabili per effetto del calore intenso e prolungato. Generalmente gli infusi si praticano sulle droghe a tessuto delicato come fiori, gemme, foglie. Quando, invece, l'infuso si prepara con foglie coriacee, per esempio di Arctostaphylos uva-ursi (Uva ursina) o di Laurus nobilis (Alloro), o con droghe compatte (radici, rizomi, semi) è consigliabile far precedere all'infusione una macerazione sufficientemente lunga.
L'infuso, quindi, si ottiene versando una determinata quantità d'acqua a temperatura di ebollizione, in un recipiente dove già si trovano le droghe in precedenza sminuzzate o tritate; si lascia macerare il tutto a recipiente coperto, per un tempo appropriato, quindi si filtra e si comprime il residuo. Questo è un ottimo metodo se si usano recipienti di terracotta o porcellana (che mantengono a lungo il calore) opportunamente riscaldati magari facendovi bollire dell'acqua che ovviamente va buttata via prima dell'utilizzo del recipiente.
Oggi l'ampio uso di contenitori in pirex o acciaio, che disperdono facilmente il calore, fa preferire un altro procedimento, quello raccomandato dagli esperti dell'OMS, che consiste nel versare in un recipiente resistente al fuoco e possibilmente a chiusura ermetica, la giusta quantità di droga nell'opportuna quantità di acqua fredda e nel portare a ebollizione. Quindi si toglie subito il recipiente dal fuoco e si lasciano infondere, a recipiente coperto, le piante medicinali per il tempo appropriato, poi si filtra e si spreme il residuo.
Con questo secondo metodo si ha una maggiore sicurezza di estrarre i principi attivi perché le droghe rimangono per maggior tempo a contatto con l'acqua calda. Noi personalmente utilizziamo quest'ultimo metodo e lo consigliamo ai nostri pazienti. La temperatura dell'acqua di solito è quella di ebollizione, tranne in quei casi in cui si preparano tisane terapeutiche con droghe ricche di principi attivi che si alterano facilmente per l'azione dell'acqua o del calore (ad esempio, Filipendula ulmaria, Regina dei prati), o di componenti volatili, di aromi delicati, di oli essenziali (ad esempio, eucalipto, timo, lavanda, salvia, rosmarino, melissa, origano, issopo), nel qual caso la temperatura deve essere inferiore a quella di ebollizione.
È consigliabile usare acqua distillata o acque oligominerali perché l'alta percentuale di sali alcalinoterrosi (sali di calcio e magnesio), contenuti nella comune acqua potabile, può dar luogo a precipitazioni dei principi attivi, che in tal modo non sono più biodisponibili. Il raffreddamento dell'infuso deve avvenire in maniera graduale e sempre a temperatura ambiente.
Il rapporto medio droga/acqua è di circa 3-5 grammi di droga ogni 100 ml d'acqua, con qualche eccezione: l'infusione dei frutti di Carimi carvi (Carvi) e di Anethum graveolens (Aneto) è di 0,6-0,8 g/100 ml. Il tempo di contatto fra le droghe e l'acqua determina colore, gusto e attività della tisana terapeutica, che può essere regolata da ciascuno in relazione ai propri gusti e alle proprie necessità. La posologia è mediamente di una tazza 3-4 volte al giorno. Il tempo medio di infusione delle varie droghe è di 7-10 minuti, ma lo si può protrarre anche a 15-20 minuti a seconda del tipo di droghe utilizzate e dei principi attivi che si vogliono estrarre.
Un tempo di estrazione più breve, 2-3 minuti, consente di preparare una tisana non terapeutica, ma solo gradevole in quanto libera soltanto i principi attivi aromatici, volatili e termolabili e non i principi attivi lenti a solubilizzarsi. In rapporto alla natura chimica dei principi attivi che si vogliono estrarre dalle droghe, conviene utilizzare alcuni accorgimenti che migliorano il rendimento dell'estrazione.
• Per le droghe contenenti oli essenziali, balsami o resine conviene inumidire la droga con il 50% di alcol e procedere poi all'infusione
• Per le droghe contenenti alcaloidi conviene lasciarle macerare in acqua fredda per qualche minuto, poi procedere all'infusione aggiungendo un 1% di acido tartarico, che facilita l'estrazione degli alcaloidi.
• Per le droghe contenenti glucosidi conviene farle macerare qualche minuto a freddo in un po' di acqua, poi versare l'acqua bollente e lasciarle infondere per il tempo necessario.
L'infuso, essendo una preparazione estemporanea, va consumato poco dopo la sua preparazione, caldo o tiepido, mai bollente o freddo. Può essere edulcorato o meno con miele, fruttosio, zucchero di canna.
Decotto
Il decotto si ottiene facendo bollire in acqua più droghe da cui si vogliono estrarre i principi attivi.La decozione è un processo violento, tale da distruggere alcuni principi attivi e denaturare componenti organici. Secondo la definizione della F.U.I. X i decotti sono "preparazioni liquide ottenute, estemporaneamente, facendo bollire in acqua le droghe opportunamente polverizzate, dalle quali si vogliono estrarre i principi attivi. L'operazione corrispondente si chiama decozione ed essa non si applica mai a droghe contenenti principi attivi volatili. Solitamente si impiegano cinque parti di droga per preparare 100 parti di decotto; nel caso di droghe contenenti alcaloidi, l'acqua viene addizionata, per favorire l'estrazione, di una quantità di acido citrico o acido cloridrico diluito approssimativamente corrispondente alla quantità totale di alcaloidi contenuti nella droga".
La decozione si addice alle droghe compatte e lignificate o comunque coriacee come:
• il legno di Santalum album (Sandalo)
• le cortecce di Aesculus hyppocastanum (Ippocastano), Piscidia erythrina (Piscidia), Rhamnus purshiana (Cascara sagrada)
• le radici di Althaea officinalis (Altea), Arctium lappa (Bardana), Echinacea purpurea (Echinacea), Glycyrrhiza glabra (Liquirizia), Juglans regia (Noce), Ononis spinosa (Ononide), Urtica dioica (Ortica), Rheum officinale (Rabarbaro), Ruscus aculeatus (Pungitopo), Taraxacum officinale (Tarassaco);
• i semi di Sylibum marianum (Cardo mariano).
Ma si addice anche a quelle droghe non dure come:
• le foglie di Cynara scolymus (Carciofo), Combretum micranthum (Combreto), Gingko-biloba (Gingko), Ilex paraguariensis (Matè), Juglans regia (Noce), Malva sylvestris (Malva), Urtica dioica (Ortica), Vaccinium myrtillus (Mirtillo nero), Verbascum thapsus (Verbasco), Vinca minor (Pervinca)
• i cauli di Equisetum arvense (Equiseto)
• i bulbi di Allium cepa (Cipolla)
• la buccia di Solanum melongena (Melanzana)
• il tallo di Cetraria Islandica (Lichene islandico), Fucus vesiculosus (Guercia marina)
• i frutti di Crataegus monogyna (Biancospino), Physalis alkekengi (Alchechengi), Sorbus domesticus (Sorbo)
• stili dei fiori femminili di Zea mays (Mais)
Queste droghe soltanto in seguito a una prolungata azione del calore cedono al solvente i loro principi attivi, stabili al calore, sufficientemente idrofili ma difficilmente solubilizzabili, quali tannini, molti alcaloidi, triterpeni, flavonoidi.
È buona norma contundere, frantumare, triturare o polverizzare le droghe prima del loro impiego, allo scopo di agevolare l'acqua nella sua opera di estrazione dei principi attivi.
La decozione di cortecce, radici, legni, comporta un tempo di ebollizione da 6 a 30 minuti, a seconda della durezza della droga e un successivo periodo di infusione non inferiore ai 5-10 minuti, per favorire la fuoriuscita dei principi attivi dalle cellule vegetali e il loro passaggio nell'acqua. Subito dopo si filtra e si comprime il residuo. Nel caso di droghe particolarmente coriacee è opportuno triturarle e metterle a macero per qualche ora avendo cura di evitare la fermentazione, che potrebbe idrolizzare i legami glicosidici e rendere quindi meno assimilabili alcuni principi attivi (ad esempio, gli agliconi). Per droghe non dure sono sufficienti 5-10 minuti di ebollizione. [...]
L'azione terapeutica di una tisana può cambiare a seconda del tipo di preparazione (infusione o decozione); ad esempio, un infuso d'equiseto è diuretico, mentre il decotto è rimineralizzante. Per i decotti il rapporto medio droga/acqua è di circa 3-5 g di droghe per 100 ml d'acqua. La posologia è sempre di una tazza 2-3 volte al giorno. Anche nei decotti il tempo di contatto tra la droga e l'acqua determina colore, sapore e attività.
Il decotto si beve generalmente durante il giorno, prima dei pasti per favorirne l'assorbimento. Qualora il decotto contenga sostanze con effetti irritativi sull'apparato digerente, va assunto sempre dopo i pasti, come del resto va assunto sempre dopo i pasti da parte dei pazienti che presentano un'irritazione gastrica o intestinale. I medici tradizionali cinesi, mongoli e tibetani sostengono che i decotti tonici vanno presi prima dei pasti per favorirne l'assorbimento, i decotti e gli infusi sedativi 1 o 2 ore prima di coricarsi. Il decotto, insieme alle polveri, è uno dei mezzi d'estrazione prediletto dalla medicina tradizionale cinese, tibetana e mongola.
Recipienti
Quando si prepara una tisana terapeutica, l'OMS consiglia di "usare recipienti a chiusura ermetica tali da non consentire l'uscita del liquido in ebollizione, oppure recipienti di forma allungata, alti, con un coperchio di giuste dimensioni che limiti la perdita di sostanze volatili e di vapore".
Adattissimi allo scopo sono i recipienti fatti di materiale non poroso, cattivo conduttore di calore, resistente agli sbalzi di temperatura e inattaccabile dalle sostanze estraibili. I recipienti più rispondenti a questi requisiti sono quelli in porcellana o in vetro (pirex), ma vanno bene anche quelli in acciaio smaltato o acciaio inossidabile. Sconsigliati i recipienti in alluminio e senz'altro esclusi quelli in ferro, rame (stagnato o meno), in plastica o plastificati.
Dosi e rapporto droga/acqua
Il rapporto medio droga/acqua in una tisana è di circa 3-5 g di droga ogni 100 mi d'acqua. Sono generalmente impiegati da 20-30 a 50 g di droga per la preparazione di un litro di tisana. I medici e gli erboristi cinesi, per una ricetta di 35 40 g di piante medicinali, utilizzano 300-400 ml d'acqua. È bene però ricordare che la quantità d'acqua da utilizzare non è standard, ma dipende dalle piante medicinali presenti nella preparazione. Bisogna tener conto che alcune piante medicinali si imbevono di liquido durante l'ebollizione. Il dosaggio varia in relazione ai sintomi e alla patologia presentata dal paziente, secondo l'età e la sua costituzione, le sue condizioni generali e quelle dell'apparato digerente.
In via generale possiamo affermare che necessitano di dosi più elevate:
• le tisane a uso topico
• quelle prescritte a pazienti che presentano una robusta costituzione
Necessitano dosi minori quelle prescritte a persone debilitate o con disturbi gastrointestinali. In questi casi è opportuno aumentare solo gradualmente le dosi della tisana. Il professor Rovesti suggeriva sempre di regolare le dosi in modo da ottenere un effetto terapeutico non rigoroso e immediato, ma dolce e prolungato: "È buon criterio prudenziale iniziare con preparazioni diluite, impiegando per esempio la metà delle quantità indicate di droga, aumentandone poi gradualmente la concentrazione via via che si riscontrano gli effetti positivi e l'assenza di reazioni collaterali, senza mai superare tuttavia le quantità indicate. Le preparazioni diluite sono molto spesso più gradevoli."
Alcuni puristi, peraltro ottimi medici psicoterapeuti, per persone maniaco-ossessive, sostengono sia opportuno pesare le droghe con un bilancino da farmacista. Senz'altro la precisione è lodevole, ma in genere si può tranquillamente ricorrere a misurini più empirici, come cucchiai o cucchiaini.
Per misurare la necessaria quantità d'acqua possono servire, oltre a cilindri di vetro o plastica graduati, già in uso per misurare latte, olio, vino, farina, anche piccoli contenitori come una tazzina da caffè o una tazza da tè. Per orientarci possiamo servirci, con buona approssimazione, delle misure riprodotte qui di seguito per le droghe secche e per le quantità d'acqua.
Per ottenere un buon risultato in una cura con piante medicinali è importante assumere le tisane terapeutiche per un certo periodo di tempo (2 o 3 mesi). In genere, salvo alcune eccezioni, la cura si articola in cicli di alcuni mesi, intervallati da periodi più brevi in cui si assumono tinture o altre tisane a base di droghe analoghe allo scopo di evitare l'assuefazione. La dose media è di tre tazze al giorno ripartite secondo convenienza, da bere a piccoli sorsi.[...]
Conclusioni
Preparare una tisana terapeutica è un'arte simile alla composizione di un mosaico in cui ogni sassolino e ogni pietruzza acquistano un senso nella raffigurazione generale; parimenti ogni droga, nella tisana, svolge una sua precisa funzione terapeutica. Gli antichi medici fitoterapeuti cinesi e gli speziali della Scuola salernitana hanno sempre sostenuto che una tisana terapeutica deve seguire alcune regole ben precise e deve essere formulata secondo un principio organizzativo e strutturante in modo che le singole droghe siano associate in maniera ottimale.
Tratto da "Le tisane terapeutiche" di Luciano Zambotti. Tecniche Nuove.