Il pruno, la pianta che dà la prugna, deriva il suo nome da Prunus, termine che designa il genere botanico comune a molti altri frutti della famiglia delle Rosacee come l'albicocca (Prunus armeniaca L.), la pesca (Prunus persica L.), la ciliegia (Prunus avium L.) ecc.

Aspetti botanici

Albero di modeste dimensioni (3-8 m), il pruno ha rami sottili, foglie alterne ovali-oblunghe seghettate, leggermente pelose nella pagina inferiore, e fiori bianchi che appaiono in marzo-aprile. Il frutto è una drupa di vari colori (giallo, rosso, viola) dalla polpa giallo-verdognola e succulenta con in superficie un sottilissimo ma caratteristico strato di pruina. Il nocciolo è allungato, appiattito e acuto alle due estremità.

La diffusione del genere Prunus è essenzialmente limitata alle zone temperate dell'emisfero boreale, anche se alcune di queste piante vegetano nella regione andina del continente sudamericano. Attualmente il pruno, poco esigente riguardo al terreno, purché non sia argilloso e umido, viene coltivato nei climi temperati; forti produttori di questi frutti sono soprattutto i paesi dell'Est europeo, Germania, Francia e Stati Uniti d'America.

Le varietà di prugna oggi presenti nel mondo sono numerose: i "rusticani", a frutti molto piccoli; le "shiro" e "florentia", succose e dolci e a buccia un po' acidula; la deliziosa e dorata "regina Claudia"; la violacea e polposa "santa rosa"; le americane "burbank", dal colore giallo-rosa­to, "sugar" e "Stanley", violacee e ovoidali.

Aspetti culinari

L'uso che si può fare delle prugne è estemporaneo con il frutto fresco, oppure rimandato anche a molti mesi dopo il raccolto con il frutto es­siccato al sole o al forno, quindi preferibilmente reidratato prima del consumo.

Buona parte del raccolto di questa Rosacea viene trasformato dall'in­dustria conserviera in saporite marmellate e confetture, mentre alcune varietà vengono impiegate per la preparazione del noto slivovitz, l'acquavite caratteristica delle regioni balcaniche, ottenuta lavorando le prugne come le ciliegie nella produzione del kirsch (spremitura dei frutti con frantumazione dei noccioli, fermentazione e successiva distil­lazione del mosto).

Aspetti nutrizionali

Le proprietà nutrizionali della prugna sono legate soprattutto al conte­nuto di acqua, zuccheri, calcio, fosforo e provit. A (vedi tabella). La prugna, con i suoi zuccheri semplici, gli acidi organici (soprattutto malico e citrico), il sorbitolo, il tannino, i sali di calcio, ferro, fosforo, potassio, magnesio, iodio, rame, zolfo e fluoro, le vitamine, le fibre, gli oligoelementi e gli enzimi, rappresenta un alimento nutriente, reidra­tante, lassativo, rinfrescante, mineralizzante, antianemico, protettivo dei tessuti, delle ossa, dei denti e del sistema nervoso, disperdente del calore e degli accumuli di grassi, stimolante il metabolismo e favorente il riequilibrio acido-base.

Può dunque entrare, in giusta misura, nella dieta estiva di chiunque.

Composizione chimica e valore energetico della prugna (per 100 g di parte edibile)

  Prugna fresca Prugna secca
     
Parte edibile 89% 88%
Acqua 77-86 g 29,3 g
Proteine 0,5 g 2,2 g
Lipidi 0,1 0,5
Glucidi disponibili 8,9 g 55 g
Fibra alimentare 1,4 g 9-17,5 g
Energia 42 kcal 220 kcal
Sodio 2 mg 8 mg
Potassio 190 mg 824 mg
Ferro 0,2 mg 3,9 mg
Calcio 13 mg 59 mg
Fosforo 14 mg 85 mg
Vitamina B1 0,08 mg 0,18 mg
Vitamina B2 0,05 mg 0,02 mg
Vitamina PP 0,5 mg 1 mg
Vitamina A 16 RE mcg 19 RE mcg
Vitamina C 5 mg 3 mg
Acido citrico 35 mg -
Acido malico 1220 mg 5,7 mg
Acido ossalico 12 mg -
Sorbitolo 3100 mg 14,4 mg
Colesterolo 0 mg 0 mg

Impieghi terapeutici

Com'è noto, la prugna esercita azione lassativa. Va però usata con parsimonia perché, come già si sapeva nell'antichità, in forti dosi può causare coliche violente. L'effetto che si ottiene sull'intestino è dovuto al particolare fitocomplesso del frutto, che, oltre al contenuto di fibre, dispone di una miscela zuccherina, di sorbitolo e di sali di magnesio ammonio fosfato che agiscono per osmosi attirando acqua nel lume intestinale con conseguente stimolo della peristalsi.

Leggero stimolante nervoso, questa rosacea è anche, dato il suo potere lassativo e diuretico, un buon depurativo: può essere impiegata in caso di surmenage, ipostenia, aterosclerosi e stati tossici, soprattutto di natura epatica. Sicuramente queste azioni biologiche sono in grado di giovare anche a chi soffre di emorroiditi, ma soprattutto di congestioni delle vie biliari con conseguente possibile irascibilità: nella Medicina Tradizionale Cinese, nelle costituzioni ippocratiche e nella medicina polare, il fegato e la colecisti sono messi in relazione al temperamen­to collerico (ancora oggi è in uso, per descrivere una forte arrabbiatura, la frase "ho avuto un travaso di bile").

Preparazioni e dosi

Accanto all'uso estemporaneo della prugna o del suo succo, da solo o miscelato al succo di altri frutti, è da segnalare anche l'utilizzo di altre parti del pruno.

La corteccia, contenente tannino, gomma, cere e sali, raccolta in feb­braio-marzo e seccata al sole, è astringente e febbrifuga. Decotto al 2%, 3-4 bicchierini/die. La corteccia della radice, come del resto quella del ciliegio, del melo e del pero, contiene florizina, un glucoside che per via iniettiva può causare ipoglicemia attraverso una modificazione dell'epitelio renale con conseguente glicosuria (viene utilizzata in me­dicina come diagnostico della funzione renale). Tale composto è stato da alcuni autori indicato come antimalarico.

Uso esterno: la polpa del frutto maturo è addolcente, rinfrescante, vellutante per pelli normali e disidratate.

Controindicazioni

Abbastanza ben fornite di acido ossalico (12 mg/100 g contro i 14 del­l'arancia e i 18 della mora di rovo), le prugne in alte dosi possono esse­re controindicate in caso di diabete, obesità, gravi flogosi gastroenteri­che e tendenza ai calcoli renali.

La flatulenza che spesso compare con l'uso occasionale di questo frutto tende a scomparire introducendolo nella dieta con progressiva regolari­tà e soprattutto evitando di mangiarlo dopo i pasti.

 

 

 


Tratto da "Dieta e salute con gli alimenti vegetali" di Alessandro Formenti e Cristina Mazzi. Tecniche Nuove Edizioni.