Il fototipo della pelle: significato

Una questione di fototipo. Sotto il sole ti puoi scottare oppure abbronzare. Te ne puoi uscire bellissima oppure semplicemente rossissima. Dipende tutto dal fototipo. Una classificazione scientifica che interessa la nostra pelle.

E adesso, che è in arrivo l’estate, sarebbe bene farsi una domanda, prima ancora di pensare alla prova costume e al proprio orgoglio estetico. La mia pelle a che tipo di fototipo appartiene? Che, tradotto più semplicemente, significa: la mia pelle quanto è naturalmente protetta dai raggi del sole?

In dermatologia il fototipo di una persona indica la reazione dell’epidermide quando è esposta alla radiazione ultravioletta e determina il tipo di abbronzatura che si può raggiungere.La consapevolezza rispetto al proprio fototipo rappresenta la base necessaria per prendersi cura delle propria pelle e comportarsi correttamente durante l’esposizione dei raggi UV. La sua individuazione è abbastanza intuitiva e passa attraverso una serie di elementi quali il colore degli occhi, dei capelli, e della pelle. Vi sono diversi test che, a partire da semplici domande, possono calcolare il fototipo di appartenenza. Tuttavia, per essere certi di individuare quello giusto, è sempre meglio consultarsi con un dermatologo.

Tipologie di fototipo 

La dermatologia ha individuato sei tipologie di fototipo, distinguendo in base alla reazione che la cute manifesta nei confronti dei raggi UV. Questa capacità di risposta ed autoprotezione è dovuta alla quantità di melanina presente nell’epidermide.

La melanina è un pigmento fotoprotettivo, responsabile della colorazione della pelle umana. Questo polimero complesso, sintetizzato da un enzima chiamato tirosinasi, ha sede, oltre che nella cute, anche in altri parti del corpo: capelli, retina, midollo e ghiandola surrenale.

La sua funzione principale è di tipo protettivo: essa assorbe e respinge le radiazioni solari attraverso la formazione di uno schermo che funge da filtro. Però, la sua efficacia, nel contrasto dell’azione nociva dei raggi UV, non è assoluta, ma più o meno efficace a seconda della quantità presente.

I fattori che influiscono sulla sua distribuzione all’interno della cute sono diversi e legati all’etnia, all’età, alla regione corporea e, in misura minore, anche alle proprie abitudine e al proprio stile di vita.

Ora vediamo nello specifico le sei tipologie di fototipo.

  • Fototipo 1: è caratteristico delle persone che abitano le regioni nordiche. Si riconoscono per i capelli biondi o rossi, la carnagione molto chiara, gli occhi chiari e la presenza di lentiggini ed efelidi. Si scottano molto facilmente e non si abbronzano nemmeno dopo diverse esposizioni al sole. Queste persone dovrebbero evitare l’esposizione a tutti i raggi UV.

  • Fototipo 2: appartiene alle persone dalla pelle chiara e dal capello biondo o castano chiaro. Queste persone si arrossano spesso dopo l’esposizione al sole e rimediano, frequentemente, scottature ed eritemi. Ottengono una leggera abbronzatura solo dopo alcune esposizioni.

  • Fototipo 3: è il più diffuso in Italia. Riguarda soggetti dalla carnagione leggermente scura. Solitamente hanno capelli castani, occhi chiari o scuri. Si scottano difficilmente e si abbronzano abbastanza dopo qualche esposizione.

  • Fototipo 4: queste persone presentano un colorito olivastro, capelli scuri ed occhi neri. Raramente sono soggetti a scottature. Si abbronzano con facilità ed intensità, mantenendo il colore a lungo.

  • Fototipo 5: riguarda persone naturalmente abbronzate che presentano una pelle protetta per natura dall’esposizione solare. Hanno capelli neri e occhi scuri. Le persone del fototipo 5 non si scottano quasi mai.

  • Fototipo 6: caratterizza le persone con carnagione scurissima: capelli neri, pelle nera e occhi scuri. Abbondantemente protette dalle radiazioni solari, le persone di fototipo 6 non si scottano mai.

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Esiste anche un altro tipo di fototipo, denominato 0. Si associa all’albinismo, la malattia caratterizzata dal difetto dell’enzima tirosinasi, enzima coinvolto nella sintesi della melanina. I soggetti affetti da questa patologia si riconoscono per la pelle completamente bianca, i capelli bianchi e gli occhi rossi. Questo fototipo non può mai esporsi alle radiazioni solari poiché il soggetto è assolutamente privo di difesa contro l’azione dei raggi UV. Merita un’ultima attenzione il fototipo dei bambini.

A prescindere dalla classe di appartenenza, che può essere anche una delle più alte come la 5 o la 6, la pelle dei bambini rimane la più sensibile e, quindi, necessità sempre di una protezione superiore a quella che il fototipo di appartenenza suggerisce.

Solari ecobio: amici per la pelle

L’ individuazione del proprio fototipo è il primo passo per capire qual è il fattore di protezione solare che deve avere la nostra crema protettiva. Una pelle splendida e abbronzata è il desiderio di tutti. Tuttavia, il capriccio per una tintarella seducente deve andare di pari passo con la consapevolezza circa i danni che le radiazioni solari possono provocare. Questi non sono pochi e a volte si rivelano anche più gravi di quel che possiamo immaginare: non solo scottature, ma anche macchie cutanee, rughe profonde e, nei casi peggiori, tumori alla pelle. Tutti i prodotti solari in commercio indicano un numero che rappresenta il fattore di protezione. Vediamo, dunque, qual è quello consigliato per ciascun fototipo.

  • fattore 50+ protezione molto alta (per fototipo 1)

  • fattore da 50 a 30 protezione alta (per fototipo 2, 3)

  • fattore da 25 a 15 protezione media (per fototipo 3, 4, 5)

  • fattore da 10 a 6 protezione bassa (per fototipo 5, 6)

Questo accorgimento è necessario ma non ancora sufficiente. Per una protezione efficace e sicura non ci si può affidare ad una crema qualunque. La cura, l’amore verso la nostra pelle ci obbliga a guardare verso un'unica direzione: i solari ecobio.

Differentemente dalle creme di largo consumo, in quelle ecobio il fattore di protezione è rappresentato dai filtri fisici e non da quelli chimici. Una scelta che rende questi prodotti sicuri e adatti a pelli molto delicate. I filtri fisici non assorbono i raggi, ma li riflettono ed evitano il surriscaldamento dell’epidermide.

Questi composti sono ricchi di oli protettivi, come l’olio di mandorle dolci, di cocco, di lino, di argan e di jojoba-tutte sostanze di provenienza biologica che presentano elevate proprietà emollienti e riparatrici sul tessuto epidermico sottoposto all'azione aggressiva dei raggi ultravioletti.

In questo modo, i solari ecobio rivelano la loro efficacia sia in funzione protettiva che estetica: idratano, nutrono la pelle, favoriscono un’abbronzatura dal colore naturale ma, al tempo stesso, proteggono l’epidermide da scottature ed eritemi e prevengono l’invecchiamento precoce.

Anche l’ecosistema trae giovamento da tutto ciò. Ricoprire la propria pelle con queste formule significa anche salvaguardare il mare in cui ci si tuffa per un bagno ristoratore. I solari ecobio, infatti, sono caratterizzati da filtri fisici che, differentemente da quelli chimici, non sono tossici. Di conseguenza, la dispersione nel mare di queste creme è del tutto innocua e non rappresenta una minaccia per pesci, molluschi e coralli.

Infine, manca un ultimo appunto. Un memorandum tanto banale quanto fondamentale. L’efficacia di una crema dipende anche dal suo corretto utilizzo. Spalmarla una sola volta non è sufficiente. Durante l’esposizione solare è sempre bene ripetere l’applicazione più volte, soprattutto dopo essersi bagnati.

Sarebbe, infatti, un grave errore tralasciare quest’ultima fase. Perché se hai scoperto il tuo fototipo, sei hai trovato la crema con il giusto grado di protezione, ti manca un solo ed ultimo gesto da compiere per la salvaguardia della tua pelle e compierlo male sarebbe uno spreco, un torto alla sua salute e felicità.